giovedì 21 aprile 2016

"Ah l'uomo che se ne va sicuro"...

Premessa: il post può presentare dei luoghi comuni, e inoltre parla per categorie. LO SO che esistono le eccezioni in ogni cosa, e anzi, che le categorie non esistono, ma non posso specificare ogni volta "alcuni" "la maggior parte" e cose del genere, è un discorso che ha portata molto ampia e dovevo farlo così, quindi sappiate che, salvo diversamente indicato, non parlo per tutti.

Un mese fa ho scritto questo post. Esponeva la metafora del percorso che dallo stato naturale (contatto con Dio) in cui viveva l'Uomo delle origini sta portando allo stato meccanizzato e industrializzato (Anti-Dio), che avevo concepito, appunto, come metafora del processo di caduta che vedo segnare la storia dell'Uomo.
Eppure continuo a pensarci, e penso che questa invenzione poetica non sia così lontana da come vedo realmente le cose.
In questo divenire, in questo cammino da un polo al suo opposto, il mondo si meccanicizza perché si meccanicizza l'uomo stesso, e ciò accade perché l'uomo sta disconoscendo la sua anima. Tante persone con cui mi confronto, giovani e vecchi, notano e lamentano l'impoverimento dell'umanità, con l'arte che è divenuta un prodotto distribuito in serie, il bello che non esiste se non ha utilità, etica e morale che decadono.
Non tutti, invece, notano un'altra perdita, parallela, complementare e non meno grave, e cioè quella della religione. Ed ecco, quando il lettore a questo punto penserà "Mah, questa semmai è una liberazione, questa è una cosa buona", ebbene, anche quel lettore avrà tradito la sua, o l'altrui, anima (ma non gliene fregherà niente perché per quel lettore, probabilmente, l'anima non esiste).

Cos'è l'arte e cosa la religione? Qual è la differenza? Cos'hanno in comune oltre al solito "rispondere ai grandi quesiti dell'uomo"?
Le due sono nate insieme, perché le prime pitture rupestri, i primi testi sia orali che scritti, le prime composizioni musicali avevano una funzione sacra, vuoi per scopi pratici, rituali, benaugurali o apotropaici, o vuoi per celebrare gli dei e i poteri superiori. Anche tra popoli lontani fra loro, che pregavano con nomi e direzioni diverse, vi erano visioni e pratiche comuni: un mondo ultraterreno in cui proiettare l'anima dopo la fine del corpo, una dimensione invisibile legata a quella visibile, le proprietà spirituali degli esseri viventi che possono essere trasmesse dall'uno all'altro (bevendo dal cranio del nemico, vestendo la pelle degli animali, tatuando o incidendo simboli e formule sul proprio corpo). Sono visioni che hanno un sapore remoto quando ne parliamo oggi; in qualche modo sentiamo qualcosa, un'impressione ancestrale e atavica, perché è l'eredità dei nostri antenati più remoti ed è da dove veniamo: ho sempre visto l'uomo come una specie animale che, dopo essere cresciuta in mezzo alle altre, è passata attraverso un tunnel superato il quale ha raggiunto il proprio stato di specie dominante e massimamente evoluta, e che ha tuttavia lasciato aperto quel tunnel, così che i ricordi di quello che c'era dall'altra parte non sono andati del tutto perduti. Sono visioni, dicevo, che hanno un sapore remoto, ma che la maggior parte delle persone considera alla stregua di favole e superstizioni, con disprezzo e senso di superiorità, con la derisione di un adulto che pensa alle cose che faceva e pensava da bambino.
Ma come l'adulto altro non è che il bambino cambiato dall'esperienza e dalla corruzione del mondo (guai all'adulto che rinnega la sua infanzia e sopprime il "fanciullino") così l'uomo moderno non è che l'uomo di allora, con esperienza e corruzione infinite -non che l'uomo di allora fosse "buono" o "innocente", semplicemente aveva meno possibilità di mettere in atto la propria abiezione rispetto all'uomo moderno.

Ora, un giorno è nata l'istituzione, e anche la religione è stata istituzionalizzata, in Oriente come in Occidente. Il culto degli dei egizi, l'ebraismo, il paganesimo greco e quello romano, regolano le funzioni e il modo di vivere della loro civiltà, instaurano con essa un rapporto di reciprocità. Società intere hanno regolato le proprie ricorrenze ed eventi più importanti proprio sulla base delle storie sui loro dei e sui loro simboli. A molti questa appare un'idea primitiva e opprimente, io invece in questo vedo due facce opposte, quella della creatività libertà e spirituale dell'individuo che vengono limitate, il che mi sembra un male, ma anche quella di una grande collettività unita da storie, tradizioni e valori comuni, e questo mi sembra un bene.
Il cristianesimo è divenuto in pochi secoli una religione istituzionalizzata, nel passato molto più che oggi, e continuiamo comunque a celebrare feste di matrice religiosa; solo che i più le celebrano per tradizione e per benessere, e molti non vorrebbero neanche più celebrarle.
Istituzionalizzare queste cose ha portato anche a un altro lato negativo, la religione passiva.
Duemila anni di teologia hanno analizzato così tanti aspetti e possibilità insiti nel cristianesimo da richiedere anni di studio approfondito per capire qualcosa, ma la maggior parte dei cristiani queste cose non le sa. E non le sa perché la forma più radicata del culto si basa sulla ripetizione di determinate funzioni, le messe nei giorni stabiliti, certe preghiere, una confessione ogni tanto: il pacchetto preconfezionato. Quello di cui ha bisogno l'uomo pratico (anche se io in questo momento, più che l'uomo pratico, ho in mente le pie vecchiette della parrocchia che ripetono il rosario) è sapere questo, c'è Dio, c'è Gesù, c'è la Madonna, qualche angelo e qualche santo per gli onomastici, e per i più attenti c'è anche lo Spirito Santo; loro proteggono, vegliano e sono buoni, e chi è buono andrà da loro e sarà felice, mentre chi non lo è...beh, quella è la parte divertente.
Quando però qualcuno voglia porre una domanda o non sia convinto di questo o quell'aspetto, quel qualcuno sarà redarguito ed eventualmente anche emarginato, per non trascinare con sé le brave persone nella dannazione. E così, la religione diviene sempre più una cosa per vecchi, mentre i giovani, la parte fresca, che ha energie, che vuole costruire (anche se buona parte di essa è un po' svogliata), associano tutto ciò che è vecchio al passato e lo vedono come un limite, un ostacolo da distruggere per andare avanti.

L'ateismo si diffonde di più di anno in anno. È più di dieci anni fa, molto più di venti o di trenta.
Penso sia dovuto a diversi fattori. In parte si fonda sulle scoperte della scienza, sì che, se una cosa ha una spiegazione logica, quella spiegazione sostituisce quella datale precedentemente per superstizione, per mito, o immaginando un disegno divino.
E qui andrebbe aperta una parentesi, perché la spiegazione fisica e quella metafisica non sono necessariamente in contrasto: sappiamo che c'è un elemento, il risultato di qualcosa, e ci sono due spiegazioni, una che che dall'oggetto risale ai meccanismi che l'hanno determinato, e una che dallo stesso oggetto risale all'idea astratta che potrebbe trovarsi lì. Tutto qui, è come percorrere la stessa strada in sensi diversi. Una spiegazione dà un risultato certo, l'altra dà una possibilità...ma perché il dato certo deve escludere del tutto la possibilità? La possibilità mi arricchisce, è un dato in più, un bene, e magari se è falsa è comunque bella, la bellezza non ha un valore? Perché a me pare che questa rinuncia sia dettata dalla fretta di trovare la risposta certa e quantificata, intendendo che per le altre cose non ci sia tempo.
Poi vi sono i limiti della conoscenza, l'idea che, se la mente non può andare oltre una data soglia, è inutile che indaghi. Qui si colloca l'agnosticismo, che si diffonde a sua volta.
V'è anche chi crederebbe, forse, se non fosse che le conseguenze della religione fra gli uomini hanno portato ad avvenimenti molto gravi. La Chiesa, dato che in esame c'è soprattutto il mondo occidentale, è impopolare, è emblema del vecchio che impedisce al giovane di essere libero e di manifestarsi, si intromette nelle politiche internazionali, limita i diritti di moltissime persone, predica male e razzola pure peggio perché è piena di soldi e la gente muore di fame. La conseguenza è che la religione è cattiva. Anche le guerre sacre, crociate, terrorismo, gente arsa sul rogo, libri proibiti, portano al fatto che la religione è cattiva.

Davvero è tutto così semplice?
Davvero si percepiscono le cose divise nettamente in bianco e nero, e si è così pigri da escludere completamente una delle parti?
Davvero è così difficile vedere l'abiezione dell'uomo dietro gli errori compiuti dall'uomo, così difficile ammettere le proprie responsabilità? Sono stati i cristiani a fare le guerre? Sono stati gli islamici? Gli stessi cristiani e islamici che hanno prodotto civiltà floride e avanzate, elaborato alcuni tra i punti massimi dell'arte e fatto del bene, anche reciprocamente? Non è dipeso tutto, piuttosto, dal fatto che si è sempre e comunque e solo trattato di esseri umani?
È così difficile lo sforzo di cercare il senso? Perché è difficile, sì, ma è proprio questo il punto. Come? Non vogliamo ricercare il senso perché è faticoso e preferiamo vivere senza affaticarci? Ma diavolo, per cosa siete nati?
Che dice quest'altro? Ci sono cose più importanti cui pensare, cercare il senso è per chi non si deve preoccupare di come tirare a campare? E sentiamo, cos'è importante? I soldi, il lavoro, ma certo. Per che ti servono, per vivere? E perché devi vivere? Non vuoi morire, sì beh, nemmeno io muoio dalla voglia, se mi perdoni il gioco di parole...ma perché non vuoi morire? Perché poi non potrai fare più niente. Ma cos'è che devi fare? Quello che vuoi? Ma non hai detto che non hai tempo?!

È stupido reprimere un punto di vista, un'idea, perché è diversa dalla tua, e in parte mi sto sentendo stupido io stesso a contestare un'idea diversa dalla mia. Ma quando ti rendi conto che quell'idea, un'idea che non solo non condividi, ma che è antitetica alla tua e che distrugge quanto hai di più caro, è l'idea di tutti, l'idea della società, fino a diventare tu l'escluso, una reliquia del passato come il protagonista di "Io sono leggenda" di Richard Matheson, allora che fai?
Se vedi che tutto deriva da formae mentis opposte alla tua, da esigenze che non comprendi, da sdegno e indifferenza verso le cose per le quali vivi, come ti senti?
Forse è giusto così, perché in un'epoca storica remota nel tempo erano le persone ultrareligiose a escludere quelle che non lo erano e magari le ammazzavano. Forse è per equilibrare.
Forse è un periodo culturale, come nel Settecento c'è stato l'Illuminismo, cui è seguito il Romanticismo, cui è seguito il Positivismo, cui sono seguiti il caos e il pessimismo del Novecento, le nuove scoperte che hanno messo in discussione ogni cosa, l'inconscio, la relatività, poi il male della guerra. La rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni ha messo tutto in discussione ancora una volta, il mondo sta cambiando e, mentre i cambiamenti avvengono rapidamente, la nostra comprensione e accettazione richiede sempre più tempo. Forse fra qualche altro decennio sperimenteremo una nuova crisi, rinnegheremo il mondo attuale e recupereremo il vecchio ancora una volta, e magari, dopo un conflitto nucleare, il mondo si trasformerà e torneranno gli Elfi e il druidismo come accade in Shannara.
Ma finché ciò non accade, continuerò a sentire il vuoto di questo mondo e di questa umanità, interessata a tutto tranne che allo spirito, che inventa, sì, un sacco di storie complete e ricche di potere e di bellezza, ma che sta dimenticando quelle vecchie.

1 commento:

  1. Di fronte alla
    Bellezza penso che chiunque avverta la presenza dell'Assoluto.Il problema è quello che poni tu,il tempo.E l'indifferenza,o peggio,il rifiuto per la pulsione spirituale che ogni uomo porta dentro di sé.
    Ma prima o poi arriva il momento in cui ognuno di noi è solo con se stesso,nudo e privo di tutte le certezze esterne che lo hanno nutrito e illuso.

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