La storia di Beowulf, il protagonista di questo poema anglosassone senza autore e senza un periodo in cui lo si possa collocare con certezza (presumibilmente fra l'VIII e il X secolo d.C.), mi affascina da quando ero bambino, e la ritrovavo costantemente nei libri sulla mitologia e sui draghi che leggevo sempre. È per due motivi, che potrei anche ricondurre a uno, che mi interessa ancora: è una dei pochi poemi dedicati interamente al tema della lotta dell'uomo contro i mostri (in altre opere è più un elemento di contorno o un passaggio), e vi si trova una delle più antiche rappresentazioni dei draghi per come li intendiamo ancora.
John Howe, uno dei miei illustratori preferiti, ha realizzato una serie di bellissime immagini per Beowulf |
Eh sì, questo è proprio il codice originale |
In questo poema ho trovato così tanto che un solo post non basterebbe a parlarne. Ho deciso perciò di dedicare a quest'opera due post, in cui dividere le impressioni e gli spunti che ho trovato. Questa prima parte è dedicata all'aspetto che più mi interessava del poema, quello relativo ai mostri. E per parlarne correttamente va incluso anche il protagonista.
Beowulf è un uomo mortale, figlio di Ecgteow, un altro uomo mortale (morto, infatti). Non è un semidio. Eppure possiede la forza di trenta uomini, e per quanto iperbolica ed enfatica sembri la frase (il linguaggio epico è fatto anche di questo) non è soltanto vanteria: Beowulf può sollevare una spada gigantesca, impugnare un pesante scudo di ferro, ma soprattutto strappare il braccio a un mostro grande almeno il doppio di lui, in grado a sua volta di sollevare uomini con una mano: il poeta ci dice che, appena puntato Beowulf, Grendel intendeva ficcarlo in un guanto (o più probabilmente una borsa) per portarselo via, dunque per portare un oggetto in grado di contenere un essere umano, la stazza di Grendel doveva essere notevolmente maggiore; la forza di Beowulf, di conseguenza, ci fa ancora più paura. Ecco perché anche lui viene chiamato aglæca, "mostro", come lo sono le creature contro le quali combatte. Tant'è che nello scontro col drago viene detto che i due contendenti, i due "mostri", sono entrambi spaventati l'uno dall'altro.
La brillante prefazione di Ludovica Koch, che è anche la traduttrice del poema, nell'evidenziare questa caratteristica menziona un elemento molto interessante del pensiero germanico: "è possibile cacciare orsi, lupi e serpenti solo se si ha una natura in qualche misura lupesca o serpentina: qualità aggiunte e inquietanti." Gli altri uomini, i migliori guerrieri Danesi, non riescono a ferire Grendel, come nessun altro Geata può uccidere il drago, se non Beowulf...e Wiglaf, che è suo fratello. Gli animali citati, orsi, lupi, e serpenti, sono i più frequenti nei miti e nelle saghe nordiche, e ricorrono tutti e tre nel poema: il nome Beowulf significa "orso" (letteralmente, lupo del miele), la madre di Grendel viene definita "Lupa di mare" e il lago in cui dimora è in un'area "di tane di lupo", mentre non c'è bisogno che lo scriva io qui, che i draghi e i serpenti nelle antiche mitologie si equivalgono. Tra l'altro, mi si perdoni per la parentesi, ma questo elemento non può non farmi pensare al mio videogioco preferito, The Elder Scrolls V: Skyrim, dove il protagonista è l'unico mortale a potere realmente uccidere i draghi in quanto condivide egli stesso parte della loro natura.
Grendel secondo J. R. Skelton |
La cosa interessante è che qui, nel lontano nord, viene ripresa una vicenda appartenente alla tradizione mitologica ebraica, evidentemente nota anche ai cristiani di quell'epoca, e che oggi è invece poco conosciuta: la storia dei Nephilim, narrata nel libro apocrifo di Enoch. È uno dei tanti argomenti mitologici cui intendo dedicare i post futuri; in questa sede basti dire che i Nephilim, che significa giganti, erano i figli avuti dagli angeli Vigilanti che si erano uniti carnalmente alle donne mortali (le figlie di Caino), e che per questo furono sterminati con il Diluvio (anche nel Beowulf viene ricordato come Dio abbia agito contro questo popolo mostruoso). Ci sono molte versioni, ma è questa quella cui fa riferimento il poeta del Beowulf: Grendel, e per estensione tutti i giganti, gli orchi e le creature mostruose umanoidi discendono da questa unione.
La madre di Grendel secondo John Howe. Scommetto che qualcuno si aspettava Angelina Jolie |
Sia gli Orchi che il Drago vengono dall'Altrove, sono Stranieri: dunque, se ricordiamo che la mitologia nordica ha una sua particolare struttura cosmologica (di cui ho parlato nel post precedente), sappiamo che oltre al mondo degli uomini, la terra di mezzo, si trovano altri mondi, il cui numero varia a seconda del periodo cui appartengono le fonti, che nell'Edda sono nove, ma cui il nostro poeta non può fare menzione se non come "Altrove". Questi esseri, molto probabilmente, provengono da Jötunheim, il mondo dei giganti e, per estensione, dei mostri prodigiosi.
Ma in effetti, ci sono altri dati. Gli Orchi, in quanto demoni, sono associati ad altre creature di simile natura (collegate all'oscurità, al male, alla morte e agli inferi), che hanno caratteristiche diverse, ma con le quali possono anche essere scambiati. Molte di queste creature sono spettri e abitanti del mondo dei morti.
E sapete dove si trova il drago? In un tumulo, dove sono state sepolte le ricchezze di una qualche antica dinastia ormai estinta. Il drago dorme sugli oggetti dei morti, sulla terra dei morti, quindi è come un guardiano dei morti. E questo mi ricorda che sempre in Skyrim un sacco di draghi si incontrano in corrispondenza dei luoghi dove loro furono seppelliti in epoca antica, e appaiano come scheletri cui il potere del dio-drago Alduin ridà la vita...e tutto questo è meraviglioso! Voglio dire, è meraviglioso che anche involontariamente ci siano tanti rimandi fra mitologia, letteratura e videogiochi, perché significa che esiste una visione, alla base di tutte le storie, che è una e alla quale tutti, anche senza saperlo, facciamo riferimento, così da arrivare poi a creare tantissime cose che sono diverse.
Beowulf e il drago, Andrew Mayer. Questa versione mi piace perché si vede che il drago ha le ali, come nel poema |
La cosa migliore di questo drago, per me, è che voli, e la seconda è che sputi fuoco.
I draghi nelle opere di oggi, volano tutti, sputano fuoco tutti. Lasciando stare gli anime e i manga, e La storia infinita. Voglio dire, quando scrivo "drago" pensiamo tutti che il mio drago voli e sputi fuoco, ma nella mitologia antica i draghi non presentano nessuna di queste caratteristiche, ci sono al massimo eccezione che possono fare solo l'una o l'altra cosa. Possiamo dire, o almeno mi permetto di dirlo io con i dati che ho attualmente, che questo sia il primo drago, nella storia della letteratura, che presenti le caratteristiche che oggi tutti associano ai draghi nel folklore occidentale.
Nel mondo nordico c'è un drago più famoso di questo, è Fáfnir, il mostro ucciso da Sigfrido: lui sputa fuoco ma non vola. Voglio dunque dire che quello di Beowulf è l'unico drago volante del mondo nordico? No.
Nella visione cosmologica dei nove mondi sorretti dal frassino Yggdrasil, sappiamo di un enorme serpente nel mondo dei morti intento a rodere le radici dell'albero, Níðhöggr. I termini "serpente" e "drago" vengono sempre invertiti, ma nella profezia della Völuspá, quella che parla della fine del mondo (il Ragnarök), gli ultimi versi mostrano questa creatura serpentina spiccare il volo, portando fra le "piume" le anime dei morti.
Oh, lasciatemi dire che l'idea del volo questo colossale drago cosmico coperto di anime è una delle visioni più sublimi che la mia mente ricordi.
Il drago capace di volare che dorme in un tumulo funerario, a me, ricorda Níðhöggr, per quel principio dell'unica visione alla base delle storie. Quindi, da un certo punto di vista, gli Orchi e il Drago potrebbero essere creature del mondo dei morti in guerra con i vivi.
Ma ciononostante, li immagino lo stesso come creature di Jötunheim, perché muoiono, perché probabilmente chi immaginò per primo la storia pensava questo, e perché la mia immaginazione ha bisogno di sentirsi dire che ci fossero draghi vivi a Jötunheim. E, magari, che ce ne siano ancora.
La versione di John Howe non ha le ali...ma parliamo comunque di John Howe |
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